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Unione Italiana Ornitofili
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I traumi, come evitarli
Una manipolazione maldestra è probabilmente  la causa più frequente dei traumi negli uccelli domestici. La cattura e la presa di un uccello richiedono infatti una certa abilità. Mal tenuto l’uccello può scappare; troppo stretto nella mano può invece morire per arresto cardiaco. Le ossa sono fragili e non è raro procurare fratture, lussazioni, distorsioni o tendinite. Lesioni gravi, particolarmente quando colpiscono le ali, la cui fine struttura non sopporta pressioni eccessive. Un incidente frequente è la frattura di una zampa (tarso-metatarso), in canarini che cercano di sbarazzarsi di un anellino troppo stretto. I migliori risultati terapeutici si ottengono nelle fratture semplici, centrali e senza fuoriuscita dell’osso, sia delle ali che delle zampe, nelle quali la riduzione ed immobilizzazione permettono una percentuale elevata di guarigione senza strascichi. Le lussazioni (si tratta di articolazioni fuoriuscite dalla sede, con lesioni o rottura dei legamenti), al contrario, sono catastrofiche perché, allo stato attuale delle conoscenze, restano fuori portata della chirurgia aviare. In tale evenienza, non solo l’arto perde la sua funzionalità ma spesso si trascina o penzola, tanto che è necessaria l’amputazione. In ogni caso è sempre indispensabile consultare d’urgenza il medico veterinario. Il primo soccorso consiste nell’immobilizzare l’arto colpito con una fasciatura ben imbottita, con ovatta e garze, senza stringerla eccessivamente.
Un trauma frequente deriva dall’urto, frontale e violento, di un uccello contro una vetrata. In assenza di riflessi luminosi, un vetro è invisibile e l’uccello che scappa crede di raggiungere i grandi spazi aerei, finendo per urtarlo con violenza. Alcuni animali muoiono sul colpo per la rottura delle vertebre cervicali o per la frattura delle ossa craniche. Altri restano momentaneamente storditi, rimanendo inerti per alcuni minuti. Possono poi rinvenire all’improvviso e cercare nuovamente di fuggire. A volte, inoltre, l’uccello pur sopravvivendo presenta dei sintomi a carico del sistema nervoso centrale, che si manifestano con perdita dell’equilibrio, scoordinamento motorio, prostrazione, anoressia o strabismo, o lesioni midollari, tali da portare a paresi o a paralisi interessanti uno o più arti. Tutti questi accidenti devono essere trattati con rapidità, anche con la somministrazione di antidolorifici. L’osservazione dell’uccello permetterà poi di scoprire in breve tempo l’evoluzione favorevole o meno del trauma.
Un’altra categoria di traumi comprende le lacerazioni dovute a filo di ferro od altri materiali, che possono interessare superficialmente la pelle o più gravemente i tessuti sottostanti (muscoli o cavità toraco-addominale). Se è presente un sanguinamento, lo stesso può essere bloccato con l’applicazione di un emostatico locale. Un’emorragia più severa richiede un intervento rapido e definitivo, sia con una compressione manuale con emostatici locali, sia con una sutura. Le emorragie che derivano dalla perdita di una penna in crescita o di un’unghia sono spesso spettacolari: non si deve esitare nell’intervenire con una compressione manuale (per circa 3 minuti).
Un’iniezione maldestra, praticata nei muscoli pettorali, può perforare la pleura sottostante, spesso interessando anche i vasi sanguigni. In tal modo darà luogo al doppio inconveniente di realizzare un’iniezione “endovenosa” con prodotti controindicati per la somministrazione in questa via e di provocare uno shock spesso mortale od un’emorragia importante, alla quale si deve rimediare rapidamente. Ogni lacerazione va immediatamente suturata e deve essere instaurata una terapia antibiotica di supporto. In questa evenienza possono insorgere anche gravi complicazioni.
Il graffio di un gatto è molto spesso mortale per l’uccello non solo per via diretta (un unico graffio è sufficiente ad uccidere) ma anche per la trasmissione di germi patogeni, tra i quali principalmente la pasteurella. È pertanto necessario intervenire, innanzitutto ricercando gli eventuali batteri presenti, mediante un antibiogramma, quindi, secondo i risultati, sottoponendo l’animale ad un trattamento antibiotico specifico. L’eventuale stato di shock può essere trattato isolando l’uccello in una gabbia infermeria e, al bisogno, con un autentico monitoraggio rianimativo.
È importante sottolineare due importanti concetti. Prima di tutto che è sempre meglio prevenire che curare e che non sono mai troppo le precauzioni prese dall’ornitofilo per evitare eventuali incidenti. Il secondo consiglio è di non arrendersi troppo presto nella terapia, con la scusa meschina che comunque si tratta “solo” di un uccello. In questi ultimi anni metodiche diagnostiche e terapie mediche e chirurgiche hanno fatto enormi progressi, con successi inimmaginabili fino a poco tempo fa.
In ogni caso è sempre indispensabile rivolgersi al medico veterinario, evitando di intervenire da soli, con il rischio di procurare nuovi danni all’animale che maldestramente si tentava di curare.





Unione Italiani Ornitofili, 2007
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