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NEWS UIO Dicembre 2015
Napoli, carabinieri rimettono 50 cardellini in libertà
Nel corso di un servizio di perlustrazione per il controllo del territorio, i
Carabinieri della Stazione di Afragola hanno notato a distanza i movimenti
sospetti di una persona indaffarata a scaricare materiale di vario tipo da una
monovolume in localit
à San Marco. I militari dell’Arma si sono avvicinati, per procedere a controlli, constatando che l’uomo, un 58enne di Giugliano in Campania, stava armeggiando con cinquanta gabbie
contenenti altrettanti cardellini. Sull
’auto dell’uomo è stato rinvenuto e sequestrato anche un richiamo per catturarli e settanta
anelli di plastica e una pinza per inanellarli (una pratica illegale come la
detenzione dei volatili in cattivit
à). Dopo i primi accertamenti, gli animali sono stati liberati in aperta
campagna, come previsto dalla normativa vigente.
L’uccello più anziano al mondo torna a nidificare
Si chiama Wisdom, ha 64 anni ed è appena tornata nel luogo di nidificazione alle Hawaii per accoppiarsi e
presumibilmente deporre un uovo. La protagonista
è un esemplare di albatros di Laysan che secondo i ricercatori è l’uccello più anziano al mondo fra quelli monitorati che vivono in natura. Il Servizio della
pesca e della fauna selvatica degli Stati Uniti, ente preposto alla protezione
dell
’ambiente, ha annunciato che Wisdom è stata avvistata nei giorni scorsi col suo compagno nell’area protetta dell’atollo di Midway alle Hawaii, uno dei maggiori luoghi al mondo per la
nidificazione degli albatri. Wisdom
è un esemplare simbolo: è uno dei pochi monitorati da quasi 60 anni e di cui non si sono perse le tracce.
L
’albatros è stato identificato e dotato di anello di riconoscimento nel 1956. Dal momento
che gli albatri di Laysan non ritornano a Midway per riprodursi se non hanno
almeno 5 anni, i ricercatori presumono che Wisdom abbia almeno 64 anni se non
qualcuno di pi
ù. Molti uccelli perdono i loro anelli di identificazione prima che questi
possano essere sostituiti, mentre Wisdom
è l’unica che è stata monitorata costantemente. Ha all’attivo oltre 6 milioni di miglia in volo sull’oceano e 36 piccoli.
Uccelli migratori minacciati dal degrado dell’habitat
Più del 90% degli uccelli migratori è protetto in maniera inadeguata a causa del cattivo coordinamento fra le misure
di conservazione adottate nei vari Paesi del mondo. Questo spiega perch
é le popolazioni di uccelli migratori sono in declino nonostante gli sforzi
globali per proteggerli.
È la conclusione di una ricerca dell’Università del Queensland, in Australia, e del Centro di Eccellenza per le Decisioni
Ambientali, che ha esaminato come sono soddisfatte nelle aree protette le
necessit
à delle 1451 specie di uccelli migratori nel mondo. Nello studio, pubblicato
sulla rivista
Science, gli studiosi guidati dal docente di biologia dell’ateneo, Richard Fuller, hanno raccolto informazioni sui movimenti di tutte le
specie di uccelli migratori in differenti tempi dell
’anno e le hanno confrontate con mappe delle aree protette, come parchi
nazionali, in differenti tipi di habitat, fra cui aree umide, tundra artica,
deserti, savane e foreste.
“Abbiamo concluso che più del 90% delle specie migratorie sono mal protette in una o più fasi del ciclo vitale”, scrive Fuller. Particolarmente gravi le lacune in Cina, India e in parti dell’Africa e del Sudamerica. “Le specie migratorie dipendono da una catena di habitat di buona qualità lungo l’intera rotta migratoria. Se tappe di quella rotta non sono ben protette, alcune
specie non possono completare il proprio ciclo di vita
”, aggiunge Fuller, ricordando che la migrazione consente agli uccelli di trovare
il miglior cibo stagionale nei luoghi di riproduzione, e luoghi per ricaricare
energie per il viaggio.
“Spesso gli uccelli più giovani mangiano solo certi tipi di cibi e i genitori debbono trovarsi in
luoghi particolari e nel tempo giusto per trovare quel cibo
”. Lo studio indica che solo il 3% delle specie migratorie minacciate, quelle
sull
’orlo dell’estinzione, ha un habitat adeguatamente protetto. A paragone, è protetto il 45% degli uccelli non migratori. Molti studi hanno osservato che
gli uccelli migratori sono in rapido declino, in alcuni casi pi
ù rapido delle specie residenti. “La nostra ricerca suggerisce che questo è dovuto alla mancanza di uno sforzo coordinato di conservazione”, scrive ancora il biologo, sottolineando l’importanza che un maggior numero di paesi firmi la Convenzione sulla
Conservazione delle Specie Migratorie.
Varese, pappagalli morti e cani denutriti: denunciati allevatori
Pappagalli di razza protetta morti e carcasse di altri uccellini sono stati
trovati dai carabinieri di Gallarate in un allevamento di Rancio Valcuvia
(Varese). I due titolari della struttura sono stati denunciati per una serie di
reati, come maltrattamento di animali con conseguente decesso degli stessi e
furto faunistico ai danni dello Stato. L
’attività, originata dalla denuncia di un veterinario di Travedona Monate per l’utilizzo illecito di un timbro con il suo nome, ha portato carabinieri e guardie
eco-zoofile all
’allevamento. Lì i militari hanno trovato strutture in cui erano custoditi cani denutriti ed in
condizioni igienico-sanitarie precarie, uccelli di specie protetta tra cui un
pappagallo Lorichetto Arcobaleno ed una Cincia dal ciuffo. Negli uffici dell
’allevamento, oltre a strumenti per la cattura di animali, è stata sequestrata documentazione sanitaria contraffatta, falsi timbri di
pertinenza di laboratori veterinari e sigilli alterati o manomessi per animali
nati in cattivit
à. Le specie protette sono state portate in una clinica specializzata mentre i
quindici cani trovati nei box sono stati affidati in custodia giudiziale al
sindaco e collocati momentaneamente presso il canile.
Ravenna, uccide 5 ibis sacri: denunciato cacciatore 60enne
Cinque esemplari di Ibis sacro, raro uccello protetto di origine africana, sono
stati uccisi in un solo pomeriggio in un campo di Tantlon, frazione alle porte
di Cervia sul litorale ravennate. Il bracconiere, un cacciatore 60enne del
posto,
è stato denunciato a piede libero per uccisione di fauna protetta. A realizzare
quanto stava accadendo e a dare l
’allarme è stato un passante che ha visto il cacciatore seppellire gli ibis morti vicino a
un fossato forse per recuperarli in seguito. Nella successiva perquisizione
domiciliare, carabinieri e Forestale hanno trovato cartucce dello stesso tipo
di quella recuperata nel campo vicino agli ibis. La Lipu ha gi
à individuato un proprio legale di fiducia per costituirsi in parte civile in un eventuale processo.
Uccelli non diventano brizzolati, il segreto è nelle piume
Gli uccelli, al contrario degli uomini, non ingrigiscono con il passare degli
anni, ma mantengono un piumaggio vivido per tutta la vita. Questo perch
é i loro colori non hanno a che fare con i pigmenti come i nostri capelli, ma con
la struttura delle piume, a un livello microscopico nell
’ordine di nanometri. A svelare il segreto dei volatili sono i ricercatori dell’università di Sheffield, secondo cui in futuro, copiando gli uccelli, potremo avere
vestiti che non sbiadiscono in lavatrice. Gli esperti hanno analizzato le piume
della ghiandaia con uno dei microscopi a raggi X pi
ù potenti al mondo: l’European Synchrotron Radiation Facility di Grenoble (Francia). I colori della
ghiandaia vanno dal bianco al celeste, all
’azzurro intenso fino al nero. Una tale variazione cromatica, stando allo studio
pubblicato su
Nature Scientific Reports, dipende da cambiamenti nella nanostruttura delle piume che gli uccelli
riescono a controllare in modo perfetto. Questi cambiamenti variano le
lunghezze d
’onda della luce che gli uomini percepiscono come colore. La ghiandaia, come la
maggior parte degli uccelli, esercita un controllo sui nanoforellini della
struttura della cheratina, di cui le piume sono fatte. Forellini pi
ù grandi risultano nel colore bianco, mentre una struttura più piccola e compatta risulta nel colore blu. La scoperta potrebbe portare a
creare colori per dipingere e tingere tessuti che non sbiadiscono col tempo.
“Possiamo iniziare a sviluppare - dicono i ricercatori - nuovi materiali con
questo approccio nanostrutturale. Se la natura riesce a farlo sull
’ala di un uccello anche noi dovremmo essere in grado di farlo, sinteticamente”.
Il gipeto torna a nidificare in valle di Cogne
Torna a nidificare anche in Valle di Cogne, nel versante valdostano del Parco
Nazionale Gran Paradiso, il gipeto, avvoltoio che si era estinto nel 1913 e che
recentemente
è tornato a popolare le valli dell’area protetta. La scelta del Gran Paradiso come luogo di nidificazione non è quindi casuale, il Parco infatti è territorio ideale per il gipeto per diversi motivi: la facilità di reperire cibo, grazie all’abbondanza di fauna selvatica, la possibilità di trovare spazi idonei alla nidificazione, grazie alla conformazione delle
pareti rocciose, ma soprattutto per la tranquillit
à che può trovare solo in un’area protetta, in cui sono vietati i sorvoli con elicottero o altri mezzi, e in
cui il disturbo antropico
è ridotto. “Alcune specie sono particolarmente sensibili alla presenza umana e risentono in
misura maggiore del disturbo che possiamo arrecare. Proprio per questi motivi
è stata istituita una zona di protezione in Valnontey, dove è proibito arrampicare su alcune cascate di ghiaccio, addentrarsi e disturbare i
siti di nidificazione, comprese le attivit
à di osservazione ravvicinata per foto e riprese”, così ha spiegato Bruno Bassano, veterinario e responsabile del servizio scientifico
del Parco, alla Cogne Ice opening che si
è svolta sabato 19 dicembre. Il folto pubblico di arrampicatori che ha
partecipato alla manifestazione, in gran parte stranieri, si
è mostrato interessato e coinvolto dall’argomento, dimostrando attenzione al tema dell’arrampicata sostenibile e alla particolare situazione che si è venuta a creare in Valnontey. Nel caso del gipeto tra pareti di solida roccia e
cascate di ghiaccio (quelle coinvolte dalla zona di protezione in Valnontey
sono Monday Money, Gusto di Scozia, Flash estivo, Flash estivo colonnato
centrale, Fiumana di Money), il successo delle nascite e della sopravvivenza
dipende da molti fattori e soprattutto dalla scelta del luogo dove accoppiarsi
o dove costruire il nido. Importante quindi garantire il massimo della
tranquillit
à, così da lasciare i gipeti liberi di scegliere dove deporre le proprie uova, e
ridurre al minimo il nostro disturbo. Il Presidente del Parco Italo Cerise ha
commentato
“La nidificazione del gipeto in Valnontey rappresenta un evento di grande
interesse scientifico e naturalistico per il Parco, ed un successo per la sua
azione a favore della conservazione della biodiversit
à; ma anche una opportunità per il territorio vista la forte attrazione che un evento come questo suscita
in tutti coloro che amano la natura. Le misure di tutela che sono state
adottate perch
é la nidificazione vada a buon fine, limitano l’attività di arrampicata su ghiaccio in una zona molto modesta della Valnontey che potrà continuare ad ospitare gli arrampicatori nel resto del territorio. In
definitiva in questo inverno, al momento cos
ì poco attraente, in Valnontey si potranno svolgere due attività: l’arrampicata su ghiaccio nelle zone libere e l’osservazione della nidificazione del gipeto”. Oltre alle attività di prevenzione in essere, il monitoraggio del gipeto da parte del corpo di
sorveglianza
è quotidiano. Il controllo dei siti di nidificazione, in particolare durante la
cova e la schiusa dell
’uovo, e prima dell’involo del pullo (il piccolo di gipeto) viene fatto dai guardaparco, insieme ai
tradizionali strumenti, con mezzi tecnologici particolarmente avanzati, al fine
di assicurare un adeguata protezione ai
“tesori” del vero e proprio scrigno della biodiversità che è il Parco.
Adro (BS), maxi operazione anti-bracconaggio: liberati 100 uccelli
Il Corpo di Polizia Provinciale di Brescia, con l’ausilio delle Guardie WWF-Nucleo Brescia, le Guardie Arcicaccia Brescia e le
Guardie Ecologiche Volontarie della Regione Lombardia, hanno dato vita nella
giornata di domenica 27 dicembre 2015 ad un
’importante operazione antibracconaggio nel Comune di Adro. Un impianto di
uccellagione molto particolare quello scoperto dagli Agenti della Polizia
Provinciale: una lunga rete sospesa in una siepe alberata che veniva
ispezionata grazie ad una passarella aerea. L
’impianto di cattura illegale aveva permesso al bracconiere la cattura di oltre
cento uccelli protetti (lucherini, cardellini, verdoni, passere scopaiole,
verzellini, peppole, fringuelli, capinere e frosoni) che venivano pertanto
sequestrati insieme ad esemplari di tordo sassello e tordo bottaccio privi
degli anelli inamovibili previsti dalla Legislazione vigente.
‘’L’impianto era difficilmente osservabile, proprio per il posizionamento aereo
delle reti
’‘ racconta Antonio Delle Monache, Coordinatore delle Guardie WWF Lombardia ‘’Ancora una volta bisogna ringraziare gli Agenti della Polizia Provinciale di
Brescia per la professionalit
à e dedizione riscontrata, a dimostrazione del loro ruolo insostituibile’‘. Il bracconiere è stato denunciato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Brescia e
l
’impianto di cattura è stato sequestrato così come gli uccelli illecitamente catturati, trasferiti presso il CRAS WWF Riserva
Naturale Valpredina (Cenate Sopra, Bergamo) per le prime cure e la successiva
liberazione in natura.
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