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Unione Italiana Ornitofili
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Conservare la diversità (23/03/07)
Tra le tante stampe che raffigurano uccelli
presenti nella mia collezione personale ce n’è una
che ritrae un canarino Lancashire. “Lancashire coppy, il
gigante dei canarini” cita la didascalia della stampa,
pubblicata nei primi anni del Novecento dalla prestigiosa
Rivista degli Allevatori.
Effettivamente, con i suoi 23-24 cm di
lunghezza, il Lancashire era allora un vero colosso tra i
canarini. Letargica, poco fertile, cattiva nutrice la razza si
estinse nel periodo tra le due guerre mondiali, così
come il Bossu e lo Scotch fancy. Negli ultimi venti anni del
secolo scorso, grazie al faticoso lavoro degli ornitofili
europei (cui partecipai anch’io per quel che riguarda il
Bossu) tutti e tre questi splendidi canarini sono stati
ricreati, “recuperando” geni sparsi in tante altre
razze da loro derivate.
Il fenomeno della scomparsa di razze di
animali domestici è vasto e preoccupante. Nelle scorse
settimane la FAO ha lanciato il suo ennesimo allarme. “Il
20% delle razze animali del pianeta è minacciato di
estinzione e, al ritmo attuale, sta scomparendo in media una
razza al mese” così segnala l’allarme
l’Agenzia delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e
l’Agricoltura, secondo la quale delle oltre 7.600 razze
di bestiame censite nella sua banca dati ben 190 si sono
estinte dai primi anni ‘90 ad oggi ed altre 1.500 sono
considerate in pericolo. Per altro già nel 1996 la FAO
si occupò del problema, pubblicando un volume di ben 770
pagine, la “Lista mondiale di allarme per la
diversità degli animali domestici”, proprio per
affrontare e, se possibile, risolvere il problema.
Molte sono le razze di uccelli domestici
elencate nel libro (ovviamente non ci sono i canarini), delle
quali alcune sono definite come “razze critiche”,
con meno di 100 femmine e 5 maschi viventi. Si tratta in gran
parte di tacchini, anatre, oche ma anche piccioni, quaglie,
pernici e fagiani. Tra queste non solo razze da reddito ma
anche quelle ornamentali.
“Conservare la diversità degli
animali domestici” è il grido d’allarme
lanciato dalla FAO. Questo per dare una risposta alla crescente
pressione demografica, per utilizzare, nell’allevamento,
le cosiddette terre marginali, per migliorare, di fatto, anche
la qualità della vita dell’uomo, infine per non
perdere un inestimabile patrimonio genetico. La
diversità degli animali domestici, infatti, fa parte del
nostro retaggio culturale, che dobbiamo trasmettere alle
generazioni future.
C’è poi un ulteriore e
fondamentale motivo – afferma sempre la FAO – per
conservare e migliorare le varietà domestiche di animali:
la protezione dei cospecifici selvatici.
Insomma, un grave ed importante problema
non più procrastinabile e che ci riguarda tutti.
Conservare, allevare, proteggere, per non perdere la memoria e
per il futuro.
Proprio questo in fondo gli allevatori di
canarini, spesso a torto bistrattati, hanno fatto, ricreando
con fatica, passione e soddisfazione il “gigante”
Lancashire.
Massimo Camerata
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