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Unione Italiana Ornitofili
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La primavera e gli allevatori (07/03/07)
La primavera è sicuramente il
momento più bello dell’anno negli allevamenti.
Ferve una grande attività ed è palpabile,
nell’aria una certa eccitazione.
L’allevatore pulisce, mette in
ordine il materiale, ripara o compra i nidi, si fornisce di
iuta, crine e paglia, sperimenta pastoni e miscele di semi,
somministra verdure, legge libri, si informa sulle ultime
novità medicinali.
Gli uccelli si impegnano in ben altre
attività. I maschi hanno ripreso improvvisamente a
cantare con voce tenorile, hanno una maggior cura del proprio
vestito, le penne, diventano improvvisamente teneri e premurosi
con le femmine, prima ignorate per le più rudi amicizie
maschili coltivate in inverno.
Queste ultime, come tutte le future mamme,
tendono ad “arrotondarsi”, si affaccendano intorno
alla propria casa, il nido, riempiendola con tutto ciò
che capita a tiro. Anche la carta dei giornali o le verdure
secche vanno bene.
Maschi e femmine sono molto più
attenti all’alimentazione e si sentono improvvisamente
strani, diversi. Chissà, forse è colpa del caldo
e della luce!
Tornando a quel tipo indubbiamente fuori
del comune che è l’allevatore, anche lui in questo
periodo pare cambiato.
Scrive il Paola in un manualetto della
prima metà del secolo scorso (Il Canarino, Edizioni Vallardi Milano, 1940) “… guardatelo
mentre passa in rassegna le gabbie, scrutando con occhio
inesorabile qualunque piccolo sintomo di disordine o di
malessere, o indugiandosi con compiacenza a contemplare i
soggetti più belli; quando ascolta in beatitudine le
melodie e i virtuosismi canori dei suoi ospiti; uditelo quando
vi parla di covate ben riuscite, di un incrocio raro, delle
virtù e dei vizi di ogni bestiola; seguitene le ansie
per la malattia di un buon maestro o di una novatrice perfetta
o di un pulcino promettente e vi persuaderete del suo amore e
della sua schiavitù”.
Sono passati quasi settant’anni ma
l’allevatore è sempre quello descritto dal Paola.
Identica la gioia, la passione, le ansie e le speranze.
Identico l’amore e la schiavitù.
Massimo Camerata
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